NEWS: 120 Kg di leggerezza
La rivista VFR Aviation, Volo Minimale e Grif Italia in rappresentanza di piloti e aziende del settore minimale, hanno proposto ufficialmente all’Aeroclub d’Italia l’istituzione della nuova classe VDS/VM-120.
Nella nuova bozza di revisione del DPR 133 apparsa a metà febbraio, abbiamo proposto di inserire la classe VM 120 kg completamente deregolamentata, esattamente come in Francia, USA o in Germania. Se verrà accettata in toto, i velivoli monoposto (deltamotore, multiassi) che pesano a vuoto meno di 120 kg potranno essere pilotati con una licenza basica rilasciata direttamente dalle scuole, con costi di assicurazione ridicoli, assicurazione legata al pilota e non al velivolo, niente identificazione. Un’ottima porta di ingresso, promozione del volo e un ottimo modo per riscoprire il volo da divertimento puro.
Dopo un rapido aggiornamento sullo stato dell’arte nei paesi dove la classe deregolamentata è attiva, abbiamo convenuto di “sposare” l’esempio della Germania: poche e chiare regole attraverso le quali sono garantite una classe di velivoli semplici e facili da pilotare e la licenza che lo permette. I nostri vicini, infatti, famosi per la loro certificazione DULV che regola il settore leggero, visto il successo e forti dell’esperienza della classe deregolamentata UL-120, nel 2015 hanno deciso di semplificarla ulteriormente ad una sola regola: il peso a vuoto non superiore a 120 Kg. E non solo, multiassi e pendolari che rientrano in questa classe possono essere pilotati seguendo un periodo di formazione la cui durata è decisa da un istruttore sotto la propria responsabilità e che, al termine del corso, provvederà direttamente al rilascio della licenza. Tutto qui.
Questo il filo logico che abbiamo seguito:
Il volo minimale è propedeutico. I velivoli minimali, siano essi pendoalri o multiassi, si pilotano con gli stessi comandi e quindi la stessa tecnica dei loro fratelli maggiori ma, svolgendosi tutte le fasi del volo a velocità molto più basse, concedono più tempo decisionale e di manovra.
Il volo minimale è formativo. Una caratteristica importante dei velivoli minimali è la loro semplicità tecnica e costruttiva che rende qualsiasi dettaglio immediatamente visibile e l’intera struttura facilmente “comprensibile”. Insomma, un velivolo più didattico di un manuale. La semplicità aiuta!
Il volo minimale è economico. Un velivolo minimale ha un costo di acquisto paragonabile a quello di una maximoto. Ma il vantaggio economico diventa impressionante quando si parla di gestione. Niente hangar, consumo pari a 5 litri/ora, assicurazione abbondantemente sotto i 100 euro. Meno di così, semplicemente non si vola.
Il volo minimale è divertente e intrinsecamente sicuro. Un semplice volo a tappe di un fine settimana diventa un raid minimale da vivere con gli amici. C’è tutto: pianificazione, voli panoramici, soste gastronomiche, piccole riparazioni, magari tutto dentro la tua provincia. E con una velocità di atterraggio di 35-40 Km/h, non è preoccupante un atterraggio di fortuna.
Insomma, giusti costi e la giusta cultura aeronautica significano promozione del volo. E se la passione fiorirà, state sicuri che questo sarà solo il primo passo del futuro pilota.
Su VFR Aviation del mese di Aprile, articolo di approfondimento. Stay tuned!
Grandi, ottima proposta! Ci sono stati dei progressi ad oggi? Teneteci aggiornati, che scommetto esistono un sacco di aspiranti aquilotti come me trepidanti di saperne di più!
Idea grandiosa che sposo appieno, pur (purtroppo) non possedendo un minimale.
Spero che anche la categoria subito superiore, ovvero i basici veri, sotto ai 450 kg e con stallo sotto i 65 km/h non vengano travolti dalla corsa all’evoluzione ed alla complicazione.
Auspico una fascia di basici veri con carrello fisso ed elica a passo fisso con norme tipo vecchia 106, che ha fatto la fortuna del volo in Italia.
Caro Stefano (ma perché Stdfano??),
come sai, sfondi una porta aperta. D’altra parte i basici che descrivi sono quelli che, normativamente, sono già previsti e tutelati dalla 106. Non penso che la revisione li toccherà. Le proposte in essere riguardano la possibilità, ma solo per chi lo vorrà, di dotarli di radio e transponder in modo di permetterne l’attraversamento degli spazi controllati e l’atterraggio in aeroporti non commerciali (come succede in Francia ad esempio).
Personalmente preferirei una restrizione ragionata degli spazi controllati aumentando di conseguenza lo spazio G. Un esempio su tutti: guarda l’estensione di Romagna GND, inizia a Ravenna e finisce a sud di Pesaro. E per cosa? L’aeroporto di Forlì è praticamente chiuso, quello militare di Cervia ha solo elicotteri e Rimini ha tre voli al giorno.
Altro problema è che il mercato ha spinto verso basici che basici non sono, infatti si parla di aumento dei pesi a 600 chili. Questo potrebbe essere anche cosa buona se si delineassero due classi distinte: vera basica fino a 450 chili come da 106, prestazioni limitate (magari un po’ sburocratizzata, costi assicurazione inferiori ecc.) e 600 chili come li conosciamo oggi. Temo che una classe unica a 600 chili finirà per fagocitare i “veri basici”.