Volo (a)strumentale in formazione sparsa…
(Le speranze del giorno prima, da leggere dopo profonda inspirazione)
Non c’è mai tempo. Ma come deve fare un por omo che ha la passione del volo?
E poi ci si mette anche Giove Pluvio che smette di lacrimare solo la sera prima, e te sei sempre lì che guardi fiducioso 3B Meteo.it, dai che forse domani fra le 8.00 e le 12.00 ci scappa di volare, ma mi devo sbrigare perché mi chiude la Farmacia e devo arrivare in tempo, sennò va a finire che mi tocca rompere le balle alla Guardia Medica, e poi fino alle 9.00 sarà tutto mollo da far schifo, quindi inutile andare a impantanarsi come una topa cieca (talpa per i non romagnoli), e poi ci sarà un Nord-Est che cresce fin oltre 20 Km/h verso le 11, dai che a Santarcangelo se parto alle 7.30 arrivo che è già asciutto, “Sberla” ha detto che c’è e viene anche il Presidente col massimale, dai che andiamo a trovare Vulkan, saranno 40 minuti di volo, però sulle colline che magari ci sarà da ballare un po’ ma se facciamo presto, magari carico tutto in macchina stasera così parto prima, giro di telefonate, mail, WhatsApp, ci vediamo alla pista alle nove, preparo il “piano di volo” su Google Earth, cosa vuoi che sia basta andare sempre dritto fino a fiume, poi puntiamo i capannoni dei polli fino alla superstrada e dopo non si può sbagliare…
(I fatti del giorno dopo)
Dunque, riassumendo, all’aviosuperficie di Santarcangelo alle nove di sabato mattina ci siamo solo io e Sberla, i due minitriker dell’improvvisata Armata Brancaleone dei Cieli Romagnoli. Magari aspettiamo un po’ che arrivano, ma il venticello da Nord-Est in realtà e un Est e basta, e sta crescendo “contro” le colline… Telefona Vulkan da Linàro: “Sono arrivato ora al campo e ho il trim bloccato, vi aspetto qui, dai che andiamo a prendere un caffè”. Telefona Daniele il Presidente: “Sto arrivando, aspettatemi che ci metto un attimo”. Tutto normale insomma, come sempre, ognuno a inseguire il tempo come può. Intanto comincia a farsi tardi, la brezzolina di mare è diventata un venticello e noi due decidiamo di mettere in moto, se peggiora, male che vada ci facciamo un voletto locale. Mentre scaldiamo arriva trafelato il Presidente, corre all’hangar e tira fuori il gioiellino. Spegnamo? Alzo gli occhi per guardare la manica e… c’è qualcosa lassù, viene verso di noi, è tutto bianco, ali squadrate, è un due tempi, ma… è Vulkan. Ok, spegnamo.
Alla fine, con la solita ora di ritardo sulla “pianificazione”, ci siamo tutti quattro, i gemelli diversi dei millepiedi: io e Sberla con i minitrike, Daniele con il Brako presidenziale, Vulkan con il Firefox bianco immacolato (“Due botte e una bomboletta di WD40 e il trim si è sbloccato”, roba da far impallidire le officine certificate!). Ora, ditemi voi come cacchio fa uno stormo del genere a volare in formazione anche solo per un’ora… Ve lo dico io, il segreto è la formazione dinamica! Praticamente si decide dove andare e ognuno cerca di arrivarci, con i più veloci che fanno la spola avanti e indietro per controllare che gli altri, i “diversamente veloci”, non si perdano fra le colline!
Dunque, decollo dalla 03 direzione campanile di Poggio Berni, là sopra la collina, così siamo sicuri di usare il corridoio per uscire dal CTR, poi, fatta quota, di sicuro vedremo il borgo di Sogliano sulla cresta laggiù in fondo davanti a noi, non si può sbagliare. A quel punto seguiamo la provinciale che scende fino allo svincolo della E45, puntiamo i capannoni dei polli “parola di Francesco Amadori” fino al fiume e lo risaliamo fino al campo di Linàro. Cosa vuoi che sia? Si perché ho dimenticato di dire che in quattro, non abbiamo uno strumento di navigazione che uno, e due su quattro (i minimalisti ovviamente) non hanno proprio strumenti!
Bene, si va. Prima decolliamo noi due con i trespoli, io per primo, tanto ci raggiungono.
Il campanile passa sotto ancora in fase di salita per scollinare. Sogliano dov’è? Ah eccolo laggiù, un po’ a destra sopra il collinone, caspita sembrava più lontano sulla carta, ok sono in rotta. Strano però, la strada principale piega a Est invece che proseguire oltre il paese… Ok, faccio un 180° e guardo dove vanno gli altri. Non c’è nessuno.
Merda, mi sono perso un’altra volta.
Va beh, la valle del Savio è comunque laggiù, la trovo (intanto faccio quota perché sotto le colline sembrano delle montagne piene di calanchi viste da quassù, e se mi piantano tutti i 27 puledri…). Toh, ma guarda, c’è un “cosino” bianco laggiù a sinistra che viene verso di me, e ci sono anche due puntini più scuri più in là. Mi raggiunge Vulkan ondeggiando le ali, mi affianca e vedo i suoi occhi che mi chiedono dove cacchio sono andato. Va beh dai, ho tagliato un po’ basso, così faccio prima!
Ci ricongiungiamo sulla superstrada e via verso i monti, con il Brako e il Firefox che si divertono a passarci sotto, sopra, davanti (patacca, la sciaaaaaaaa!), dietro (anzi, didietro, come si dice qui da noi), ma quanto si divertono quei due, solo perché ce l’hanno più grosso!
L’atterraggio a Linàro è tattico: o si fa un circuito destro strettissimo entrando direttamente sulla testata arrivando bassi giusto sopra gli alberi (noi due), o si sale fin sopra la “metropoli” che chiude la testata, si inverte la rotta e si scende la collina stile aeroporti centro-americani (quelli che ce l’hanno grosso).
Due chiacchere con Attilio, il simpaticissimo proprietario del campo che, anche se non ha l’attestato, con camion e scavatrice sta raddrizzando la pista (e che ci invita alla grigliata dei primi di giugno ottenendo ampi consensi, eh eh eh), ed è il caso di tornare perché le fronde degli alberi si agitano alquanto.
Stavolta la strana pattuglia sta più o meno dinamicamente unita, con quelli che “ce l’hanno piccolo” che appena si avvicinano sottovento alle colline cominciano a ballare la polka saltata e vai di gas per stare sopra le creste.
Con un principio di mal di mare d’alta quota (si fa per dire…), arriviamo alla pista di partenza nella piana riminese, passaggio alto al traverso sulla verticale per osservare la manica che risulta stranamente immobile. Boh, si vede che a quota pista non c’è vento. Meglio!
Infatti appena in corto finale, la pista comincia a spostarsi di qua e di là come un’anguilla! Cazzarola, do gas tirando la barra per stabilizzare con un po’ di velocità in più e vado a toccare mangiandomi almeno i primi cento metri di prato, ma in sicurezza. Guardo quella stronza di manica a vento per maledirla ma… è impigliata sul palo di sostegno!
“Dai, ci vediamo presto, vi aspetto da noi, veniteci a trovare, vi porto a vedere un po’ di castelli, chiama prima che ci organizziamo per una birra”. Caxxo è mezzogiorno. La farmaciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Ma come deve fare un por omo, ecc. ecc.
Mitico Stefano.
È un piacere volare con te…….e poi ripassare le emozioni con le tue parole.
complimenti per il “raid”.troppo belle le vostre colline !