Due valli e un po’ di storia “al volo”
Fine maggio, finalmente la temperatura ha deciso di rimanere intorno ai 25 gradi anche di sera, così riprendono le mie “gite fotografiche” senza rischio di congelamento alle mani! E’ la solita scusa per farvi conoscere le terre dei Duchi del Montefeltro con un po’ della loro storia. Stasera c’è giusto una bavetta di vento da N-Est, una favola, decido di risalire la valle del Foglia per poi attraversare le colline e sbucare nella valle del Metauro proprio sotto gli Appennini, scenderla fino lo spartiacque di Urbino e quindi tagliare nuovamente fino al nostro campo volo.
Pronti? Scaldate i (virtuali) motori!
Dunque, partendo dal mare Adriatico, queste valli si sviluppano in direzione SW, quindi con la brezzolina di stasera si prende facilmente una piacevole e leggera “dinamica” volando in prossimità del fianco sinistro. Infatti risalgo la valle giusto con un filo di gas e, a giudicare da come scorrono le case sotto di me, viaggio che è un piacere!
Ed eccoci rapidamente al primo appuntamento di stasera: SASSOCORVARO con la sua rocca che si vede dietro la torre civica.
Dovete sapere che se possiamo ancora oggi ammirare moltissime opere d’arte nel nostro Paese, lo dobbiamo proprio a questa amena località e alla sua rocca. Infatti, durante la seconda guerra mondiale a Sassocorvaro sono stati nascosti, dal professore Pasquale Rotondi, che vide nella Rocca il luogo sicuro dove mettere al riparo buona parte del patrimonio artistico mobile italiano, numerosi capolavori d’arte provenienti da tutta Italia. Verranno concentrati prima a Urbino, quindi a Sassocorvaro e poi, con il passaggio della Linea Gotica, nella vicina Carpegna (stipati nel Palazzo dei Principi), più di 10.000 capolavori d’arte mondiale. A Sassocorvaro vennero depositate più di 6500 opere facendo diventare la Rocca, in quel buio periodo, il “museo” con la più alta concentrazione al mondo di patrimonio artistico. L’operazione Salvataggio fu coordinata, come detto, dal professore Pasquale Rotondi, all’epoca sovrintendente dei beni culturali a Urbino, e rimarrà segreta fino al 1984, anno in cui attraverso un’ampia ricerca si riporterà alla luce l’intera vicenda.
Tra l’altro il paese sorge sopra un’altura che sovrasta il bellissimo lago formato dalla diga costruita negli anni cinquanta. L’invaso serve solo per irrigazione, quindi potrebbe ospitare una stupenda idrosuperficie aperta tutto l’anno… Devo assolutamente parlare col Sindaco!
Proseguendo verso monte arrivo a Lunano. E’ un paesino piuttosto anonimo che mi incuriosisce per due cose La prima è questo enorme camino posto sulla cima di una collina: tutte le volte che passo fuma copiosamente e non ho idea di cosa sia. E come se la montagna su cui sorge bruciasse dall’interno e qualcuno gli avesse costruito un camino sopra: praticamente un piccolo vulcano provvisto di marmitta a espansione! A me è molto utile perché, arrivato qui, devo decidere se sia il caso di avventurarmi sopra le scabrose colline per cambiare valle, e stasera, dalla direzione e intensità del fumo, direi che non ci sono particolari problemi. La seconda sono i ruderi della Torre, semisoffocata dall’edera, che rappresentano i resti dell’intero Castello. La storia di questo rilievo fortificato parte dal lontano 1200 con l’edificazione delle Torre ed in seguito del Castello, da parte della famiglia degli Ubaldini; passò poi sotto il dominio dei nobili Brancaleoni, per finire infine riconquistato dai Duchi di Montefeltro nel 1424.
Ok, andiamo a ballare un po’ sopra i collinoni seguendo il tracciato della pedemenontana che si infila in galleria proprio sotto di me, ed eccomi sbucare nella valle parallela in cui scorre il fiume Metauro. Il panorama che si presenta è questo.
Sono proprio sotto i primi contrafforti degli Appennini che qui dividono le Marche dall’Umbria, quello che si vede in secondo piano è il Monte Nerone, il primo di una catena che trova nel Catria (fuori campo a sinistra) la vetta locale con i suoi quasi 1800 metri. Comincio a scendere la valle fino a incontrare la torre di Peglio col suo paesino che gli si stringe attorno. Anticamente questo pugno di case era un pago romano, il Pagus Pilleus della Pentapoli dove, verso il 739, i fedelissimi Longobardi del re Liutprando furono disfatti dall’esercito romano-bizantino. Chi l’avrebbe mai detto! Di certo poi fu terra arimanna elevata a fortezza e lasciata alla Santa Sede quando (il famoso imperatore ipodotato) Pipino il Breve donò la Massa Trabaria a San Pietro. Neanche a dirlo, dopo varie peripezie e lotte di quel periodo, anche questo finì fra le mani dei Conti (non ancora Duchi) di Montefeltro, signori di Urbino.
Punto verso Est e rapidamente appare all’orizzonte URBANIA (monti Catria e Acuto sullo sfondo). Al centro della valle, poco prima della cittadina, sorge l’enorme struttura rinascimentale del Barco coi sui archi che ornano la facciata principale. Ora, molti di voi che state leggendo queste brevi note di viaggio, avrà una seconda casa di campagna, al mare o in montagna. Dubito però che qualcuno abbia una “casa di caccia”, perché questo era il Barco, ovviamente tutto proporzionato all’illustre proprietario, il Duca di Urbino. Barco, nel volgo rinascimentale era “Parco”, quindi è la casa estiva all’interno del parco di caccia, della casata dei Montefeltro.
Siamo a soli 15 chilometri da Urbino e, pensate, nella seconda metà del ‘400, l’intera corte con personale, vettovaglie, annessi e connessi, veniva caricata su apposite carrozze e impiegava un giorno intero di avventuroso viaggio, per arrivare qui attraversando i crinali dei monti circostanti… Ma Urbania è (tristemente) famosa anche per un altro episodio storico.
Nessuno si aspettava il bombardamento, non c’erano in città e nei dintorni presidi militari e concentramenti di truppe, né nodi ferroviari né depositi di armi, né convogli in movimento. Forse fu un atto di guerra voluto per distruggere le vie di comunicazione rimaste ancora indenni, per bloccare i rifornimenti dei tedeschi per il prossimo attestarsi del fronte (linea Gotica), per terrorizzare la popolazione, oppure uno stupido, atroce errore. Le cause di questa tragedia rimangono tuttora un mistero, tante ipotesi ma assenza di qualsiasi prova documentata. Oggi sappiamo quali furono gli aerei che sorvolarono la nostra zona quel giorno: furono i B17 (le fortezze volanti) del 99° B. Group, del 5° Wing della 15^ USAF, di stanza a Tortorella di Foggia, che avevano come obiettivo Poggibonsi in provincia di Siena, città più volte bombardata prima e dopo quel 23 gennaio 1944, ed è immaginabile che siano gli stessi aerei che hanno devastato Urbania.
Purtroppo nei rapporti ufficiali dei partecipanti alla missione di quel giorno (rinvenuti in un museo dell’Alabama, negli Stati Uniti) non vi è cenno alcuno del bombardamento di Urbania, mentre risulta dai rapporti che nella stessa giornata e alla stessa ora, le 12.42, fu bombardata Poggibonsi, un fatto però smentito da testimonianze locali, perché in quel giorno una fitta nebbia stagnava sulla città toscana. Morale: più di 250 morti, oltre 500 feriti gravi, centro distrutto. Una brutta pagina.
Proseguo la mia discesa e mi imbatto in questa distesa di cereali. Parallela alla linea elettrica sorgeva lo storico (per questi luoghi) campo di volo di Ca’ l’Agostina, il nostro vecchio campo di appena 200 metri che sorgeva a poca distanza da birrificio “Il Verziere”, l’agriturismo che si vede in mezzo al verde. Non ho mai capito se i frequenti fuoripista erano dovuti alla “cortezza” della pista o alla vicinanza del birrificio… Comunque un ottimo posto per trascorrere un bel fine settimana!
Ed eccomi a Fermignano, la città natale di Bramante, non ci facciamo mancare niente da queste parti. Ma non solo. Pensate che nel 207 a.C. fu combattuta, nella vicina piana di San Silvestro, la battaglia del Metauro nella quale le legioni romane annientarono l’esercito cartaginese guidato da Asdrubale che si doveva ricongiungere con il fratello Annibale a Capua. Mica bau bau, micio micio…
E anche dopo il crollo dell’impero romano, Fermignano non fu abbandonata poiché luogo strategicamente importante per via del ponte sul Metauro, quel ponticello che vedete nella foto. In realtà, nel XIV secolo venne edificato un ben più solido ponte posto sugli antichi pilastri romani ormai sommersi e venne posta a sua difesa una massiccia torre. Oggi questo complesso rappresenta una delle più suggestive viste delle Marche. Del XIV secolo è poi anche la cartiera, la seconda nelle Marche dopo quella di Fabriano, trasformata molto successivamente in lanificio è visibile ancora ad oggi ed è un esempio di archeologia industriale, portato come esempio nella letteratura specializzata. Purtroppo i 3,7 metri di neve caduti in una settimana del febbraio 2012 hanno fatto qualche danno…
Adesso è ora di scatenare la cavalleria, la salita verso Urbino ci aspetta, ed è sempre un bel vedere.
Questa volta però voglio farvi vedere il colle di fronte alla città: quello che vedete è San Bernardino, il mausoleo che ospita le tombe dei Duchi di Urbino. Oggi però ospita anche la festa di matrimonio di David e Noemi, un bel saluto con due 360° ad altezza di sicurezza è d’obbligo!
Ormai è ora di rientrare però, per stasera basta storia, altri dieci minuti di volo e mi presento bello alto sulla pista, spengo e dopo un paio di minuti di dolce fruscio, eccomi in corto finale per la 06… deserta come al solito.
Ottantacinque km, un’ora e venti e sette litri di carburante dopo. Buona estate e soprattutto, buoni voli!
Complimenti per l’articolo e le fantastiche foto.
Fate vedere, scoprire e valorizzare dei posti , ahimè , sconosciuti ai molti turisti , specialmente italiani, che vanno in vacanza nella riviera romagnola.
Grazie
Bella narrazione mi piace perchè unisce il fascino del volo alla storia della terra che si sorvola facendo notare tutti i particolari paesagistici della zona. Bravo,bisognerebbe organizzare raduni con annesso visita turistica .
Cordiali saluti.
Hai ragione Giampaolo, sarebbe un bel modo di visitare i luoghi, prima da “sopra” e poi da “sotto” !
Ora ci penso…