Lettera di Natale, ma va bene anche a Pasqua.
Caro Aero Club d’Italia,
Oggi piove, non posso volare e fra poco è Natale. Siccome sono cresciuto molto fuori ma poco dentro, mi accingo a scriverti la mia appassionata letterina.
Questo è sicuramente un periodo buio, sei commissariato, hai sicuramente uno Statuto da rivedere profondamente perché non tiene assolutamente conto di come si è evoluto il mondo del volo negli ultimi trent’anni, e oltretutto sospetto anche che la tua situazione finanziaria sia tutt’altro che rosea. Ad ogni modo non è il momento di rivangare il passato, non è neanche il momento di cercare i colpevoli per la situazione imbarazzante che si è creata. E’ invece il momento di ripartire, analizzare lo stato delle cose, organizzare e pianificare il futuro di conseguenza.
La materia, lo ammetto, è difficile. Il nostro sport, se così lo possiamo chiamare, è un’attività di nicchia estrema e per giunta molto “diversamente economica”, che in un momento di crisi perpetua come quello che stiamo vivendo, non aiuta di sicuro. Ma c’è di peggio: fuori dal nostro mondo, volare per passione oggi è considerato spaventosamente vecchio, un’idea percepita come un pericoloso passatempo per anziani annoiati e danarosi. Già, ed è quasi tutto vero!
Eppure potenzialmente non è così, ho le prove. Ho avuto la fortuna di seguire da vicino i Corsi di Cultura Aeronautica dedicati ai ragazzi dei Licei, organizzati dai professionisti dell’Aeronautica Militare. Centinaia di ragazzi che, dentro la loro scuola, seguivano attentamente gli istruttori, sognavano di volare e poi hanno volato davvero con i velivoli messi a disposizione dal 60° Stormo. Una settimana prima non sapevano neanche che nella loro città ci fosse un piccolo aeroporto con degli aerei più piccoli di un Boeing, finito il liceo il 20% di loro (dati AM) tenta l’ingresso in uno dei corsi dell’Aeronautica Militare. Perché? Perché se il volo è presentato così, diventa “passione, professione, sogno, obiettivo del futuro, aiuta a crescere responsabili”. Sono solo alcune delle risposte che ho avuto nelle interviste a fine del Corso.
Anche gli Aero Club sparsi sul territorio fanno promozione, di solito declinata in “Open Day”, un giorno in cui si aprono le porte degli hangar, si presentano le attività, gli aerei e magari si portano in volo gli ospiti gratis, almeno in quel giorno. Poi si presenta il conto: il corso costa circa 3.500 euro se va bene, un’ora di volo a noleggio circa 100, la tessera club (altrimenti non voli) almeno 300/anno, però si può sempre acquistare un velivolo come quello della scuola, così si può volare liberamente, basta sborsare circa 40-60.000 euro e 1000-1500/anno di posto hangar…
Caro AeCI, noti qualche differenza? Capisci perché nei nostri campi si vede solo gente “diversamente giovane”? Gli Aero Club di oggi sono degli ospizi all’aria aperta, perfettamente tarati per i loro avventori e sulla sopravvivenza minima delle scuole di volo. Nessuna possibilità di attrarre giovani soprattutto perché, anche se la passione si può loro trasmettere, le condizioni organizzative e economiche li respingono decisamente.
Eppure un esempio virtuoso l’abbiamo in casa, basta frequentare un raduno di paramotoristi per notare una differenza di almeno trent’anni nell’età media dei piloti. Non che in questo ambiente si faccia più promozione (che avviene con il solito passaparola dell’amico che vola), la prima metà del problema, ma sono i costi ad essere molto diversi: un’attrezzatura per cominciare a volare costa circa 3.000 euro e il corso costa… zero! Inutile girarci intorno, diciamo le cose come stanno: il fatto che negli anni si sono tenuti pochissimi corsi istruttore per paramotore, ha fatto sì che la maggior parte di chi vola con questo splendido velivolo, abbia imparato grazie ad amici esperti. D’altra parte in mancanza di scuole e istruttori… in qualche modo ci si è dovuti arrangiare. La semplicità del velivolo, almeno per un volo basico e medio, fa il resto.
Ora, non dico di trasferire pari pari questa esperienza al resto del volo a motore, però qualche riflessione la deve pur suscitare. E quella che mi viene subito in mente è che chi vuole cominciare a volare, soprattutto se si tratta di un giovane, ha bisogno di un volo promozionale che non è certo ciò che trova oggi negli Aero Club e Scuole di volo. Se per il paramotore funziona, perché non dovrebbe funzionare anche per gli altri ultraleggeri? I velivoli adatti ci sono, quelli che oggi chiamiamo minimali. E’ tutto il resto che è un’inutile zavorra! D’altra parte, se nazioni come USA, UK, Germania, Francia e Australia, hanno una classe di velivoli completamente deregolamentata o quasi, un motivo ci sarà.
Qualche anno fa, si era iniziato un percorso di revisione del DPR 133, il documento che regola il nostro volo. In quell’occasione noi di Volo minimale, i costruttori del settore e la rivista VFR Aviation, ci eravamo fatti promotori della creazione di una classe deregolamentata al pari di quella tedesca denominata UL-120. La proposta era estremamente semplice: una classe deregolamentata comprendente tutto ciò che vola a motore, monoposto, con peso a vuoto inferiore a 120 chili, niente registrazione, corso semplificato (50% del tempo e del costo del normale corso VDS), attestato rilasciato direttamente dall’istruttore della scuola, niente assicurazione, niente rinnovo né altri documenti. Se funziona negli Stati Uniti, patria del volo, dove neanche è previsto un corso specifico, perché non dovrebbe essere una soluzione valida anche per noi? Anzi, dopo aver cominciato a volare con i minimali, se la passione prende piede basterebbe completare il corso con la parte mancante per ottenere il normale attestato VDS. In questo modo risulterebbe una vera attività propedeutica.
Ritorniamo ai nostri giovani e alla promozione. Con un costo di poco superiore a quello della patente per auto potrebbero volare noleggiando un minimale a 30 euro/ora. Metà del problema, quello organizzativo-economico, sarebbe risolto.
Dunque cara AeCI, passato il momento cruciale di riorganizzazione generale e approvato il nuovo Statuto (già che ci siamo ricordati che tutti quelli che volano sono figli tuoi senza differenze), è il momento giusto per riprendere in mano anche questa proposta. Essendo un Decreto del Presidente della Repubblica, la revisione avrà il suo iter normativo da seguire, ma è giusto che sia tu il soggetto promotore, così come è giusto che la proposta iniziale parta dal basso, da noi piloti. E se non sarà un regalo di Natale, anche Pasqua andrà bene, l’importante è che la parola promozione entri dentro quella bella palazzina. Oltretutto, una volta tanto, sarebbe anche a costo zero.