Volare nel basso dei cieli
Per chi “razzola” nel basso dei cieli, questo è il periodo più bello dell’anno. Meteo buona, calduccio piacevole e mai afoso, giornate lunghe e campi di fieno rasati alla perfezione, cosa volere di più? Praticamente si può atterrare e decollare in ogni dove, almeno con un po’ di attenzione.
Volare minimale è (anche? soprattutto?) questo, libertà di scegliere momento dopo momento.
Onestamente non me ne frega nulla di partire da A, volare livellato fino a B e poi tornare indietro. Si, per carità, faccio anche quello, magari quando sono in compagnia, in occasione dei raduni con gli amici, ma se sono solo mi interessa invece godermi i panorami, sorvolare le rocche, scoprire che a due passi c’è una chiesa abbandonata e senza tetto ma con il campanile ancora in piedi e pure la campana dentro, fare una capatina al mare (quando si può) e salutare tutti quelli che camminano sulla spiaggia. E se ci scappa anche una bevuta o una mangiata da qualche parte, è anche meglio.
Lo so, sono un pirata, un fuorilegge e forse fra poco non potrò più.
So bene che esiste un Regolamento che non permette il volo al di sotto dei 150 metri di quota, ma decollare e procedere dritti (o storti) sopra quella quota, non è volare. Provate a chiedere ai paramotoristi cosa ne pensano, ne scoprirete delle belle!
Qualcuno abituato ad altre velocità e altri obiettivi vi dirà che è pericoloso. Lo è? Ovviamente se fatto senza testa lo è. D’altra parte volare senza criterio è sempre pericoloso, per qualsiasi tipo di volo. Ma noi abbiamo il vantaggio della lentezza che ci permette di avere tutto il tempo per valutare cosa stiamo facendo e il “pendolo” che ci permette di non preoccuparci dei parametri di volo: il delta vola da solo, basta dirgli dove andare.
Ieri sono decollato e, visto che c’era un po’ di vento da Nord, la prima cosa che ho fatto è stata quella di risalire la collina che delimita la valle a Sud e poi scendere motore al minimo sfruttando quel po’ di dinamica presente per scoprire che potevo tranquillamente abbassarmi ancora e “fare la barba” al grano. Ovviamente non ho improvvisato nulla, so bene che in quel lungo tratto non ci sono fili elettrici e relativi pali e se il motore pianta, c’è un bel campo in fondo dove ogni tanto sgambano i cavalli. Poi ho visto un amico che col suo delta biposto faceva rotta verso un campo in salita posto laggiù, ai confini con la Romagna, così ho pensato di seguirlo, un po’ di atterraggi in salita non fanno mai male. E mentre tornavo, con la coda dell’occhio ho notato un bel pratone dietro la vecchia ferrovia, così ho passato l’ora successiva a scrutare eventuali ostacoli presenti, posizione degli alberelli, quindi più basso per studiare gli ingressi e, aiutandomi con il GPS, vedere la disposizione del vento, poi ancora più basso per osservare il terreno, l’altezza dell’erba, eventuali piccoli canali di scolo. Alla fine sono atterrato, Un posto stupendo, enorme, ci sta un campo di volo con almeno tre piste incrociate. A salutarmi è venuto un bel fagiano maschio per niente impaurito, chissà, magari per vedere di che pennuto si trattasse con tutto quel rumore!
E via, a salutare la vecchia torre medievale, e poi su a vedere i torricini del Palazzo Ducale di Urbino nella luce serale e poi via verso il campo volo. Ma proprio sopra le ultime colline noto una cresta in salita appena falciata con le rotoballe accatastate da un lato. Caspita, non vuoi fermarti e guardare la vecchia chiesa là davanti? Passaggio basso e soffice atterraggio: la pioggia della settimana scorsa ha uniformato il terreno di solito arido e fessurato, che panorama da quassù!
E via, c’è un discreto venticello, ha girato e adesso se decollo in discesa ce l’ho alle spalle. Uno sguardo alla lunghezza del prato, un altro alla sua poca pendenza: devo decidere se decollare in discesa a favore di vento o in salita controvento. In discesa se mi pianta finisco in un calanco, in salita c’è spazio in abbondanza e se supero le rotoballe e ancora non ho staccato posso fermarmi in sicurezza. Ecco che quello che normalmente è un errore, con il mio motorone esuberante diventa una scelta ragionata: decollo in salita ma controvento! Nessun problema, in trenta metri sono in aria, dritto verso la vecchia miniera. Cervello, ci vuole cervello.
A e B non so neanche dove sono a questo punto, so solo che è tardi, il sole è basso basso, è ora di rientrare, da quanto sono in volo? Boh, ero decollato con il pieno, ho tre ore di autonomia più riserva, che importanza ha qui in mezzo a queste meravigliose colline?
Io volo così, in futuro per far spazio ai droni commerciali tutto questo non sarà più possibile? Smetterò di volare. Senza tutto questo non è più volare. Almeno per me.