Da Rogallo a Magallon, una bella storia!
Erano i lontani anni ’40 e un certo Francis Rogallo, ingegnere della NASA, progettò sistemi di recupero per navicelle spaziali costituiti da ali flessibili di forma tozza e triangolare denominate a “doppia calotta” e chiamate successivamente “ali Rogallo”, che dovevano assicurare un rientro morbido sulla terra alle navicelle Gemini e Apollo.
Pochi anni dopo, un Ingegnere australiano di nome John Dikenson, riprese il progetto dell’ala Rogallo (nel frattempo abbandonato dalla NASA per il suo fine iniziale), lo sviluppò e tirò fuori il primo Deltaplano per uso privato, al tempo chiamato Aquilone. Dunque, dobbiamo a lui la paternità di queste meravigliose ali che, in maniera sicura ed economica, realizzano il sogno del fanciullo che è in noi e quello di Leonardo, uno dei primi personaggi che pensarono di far volare un uomo. Dalla “doppia calotta” infatti, nacquero i primi Deltaplani da volo libero.
I primi decolli vennero effettuati dall’acqua al traino di un motoscafo. John Dikenson però non sapeva sciare sull’acqua, dunque si rivolse a Bill Moyes, sciatore d’acqua addirittura a piedi nudi. Sarà lui il primo a far volare il Deltaplano nel 1966. Bill e i suoi amici si esibirono un po’ ovunque con la loro equipe di sciatori d’acqua e anche con il Deltaplano che in quel momento era solo da traino, anche se una volta in volo, poteva sganciarsi e planare dolcemente sull’acqua.
Nel 1969, ai campionati mondiali di sci nautico di Copenaghen, Bill Moyes e Alfio Caronti si incontrano. Bill fu invitato ad esibirsi in occasione delle gare di sci nautico, anche con il suo meraviglioso aquilone. Caronti è presente in qualità di preparatore atletico della nazionale di sci nautico che partecipa alle gare. Alfio ha già una grande esperienza di volo, ma solamente con ala pentagonale (detta di Ken Tibado) e nella versione francese di Bernard Denise, che però non era un’ala planante, dovendo necessitare, per stare in volo, della continua trazione del motoscafo, proprio come un grosso ma normale aquilone per bambini.
Così, nel Settembre 1969, Caronti portò in Italia il primo Deltaplano mai approdato in Europa. La strana macchina volante non era altro che quella usata da Bill ai campionati di sci. Purtroppo in quell’occasione Bill si ruppe un braccio e, non potendo usare il Deltaplano per un lungo periodo, Caronti lo convinse a venderglielo per sole 430.000 lire, anticipategli dall’allora Presidente della federazione italiana di sci nautico, Franco Carraro.
Alfio Caronti volò al traino con il fratello Ivo, con molti problemi perché non riuscivano a capire quale dei quattro centri nella chiglia dell’Aquilone, era quello giusto, essendo tutti e quattro ugualmente usurati. Dopo due anni di solo volo trainato e sgancio, il primo decollo, mai effettuato prima in Europa, fu effettuato dalla montagna “I Murelli”, sopra Moltrasio, sul lago di Como. Era il 4 Novembre 1971.
Prima di questa data i deltaplani erano utilizzati unicamente al traino di motoscafi. Incredibile ma vero, il deltaplano utilizzato da Alfio era senza torre e costruito con tubi quadri!
In seguito, nel 1973, Alfio Caronti & Peter Skaarup fondarono la Icaro, la prima ditta costruttrice di deltaplani in Europa. Peter era il tecnico della ditta ed insieme ad Alfio producevano e commercializzavano, dietro licenza, i deltaplani della ditta australiana Moyes. Nel 1981, Franco Garzia & Gianni Hotz, diventano i nuovi titolari della ditta ICARO 2000 e continuano la produzione dei deltaplani Moyes, ma questa è un’altra storia… torniamo a noi e al motore.
La voglia di volare lontani, di raggiungere mete prefissate distanti decine di chilometri e la possibilità di decollare da qualsiasi posto che non fosse necessariamente una montagna, fece venire in mente a qualcuno di attaccare all’ala un motore e un’elica che permettessero di staccarsi in volo anche dalle pianure. Agli inizi usarono motori di moto, di vecchie volkswagen o motoslitte, opportunamente modificati; solo in seguito si costruirono motori adatti allo scopo, dando vita ai Deltaplani a motore, veri e propri aeroplani in miniatura: meno di 100 kg. di peso e velocità di stallo inferiore a 25 km/h.
Un primo tentativo in questo senso ci fu nel 1961, quando l’ingegnere Thomas Purcell costruì un aliante rimorchiabile ad ala Rogallo con un telaio in alluminio, ruote, un sedile e aste di controllo; presto sostituì le ruote per i galleggianti e motorizzò l’accrocchio. Nel 1964 l’inventore svizzero Pierre Aubert vide una foto del Fleep della NASA (la versione motorizzata dell’ala di Rogallo implementata dalla NASA, ma in seguito abbandonata) e completò la costruzione di un trike simile. Come con il Fleep, la sua ala Rogallo era però fissa e non consentiva il controllo dello spostamento del peso del pendolo.
Nel marzo 1967, l’ingegnere aeronautico Barry Palmer completò il primo esempio di un vero trike con spostamento del peso, il Paraplane, che era controllato da una singola barra di controllo verticale come il Fleep. Il Paraplane utilizzava due motori West Bend-Chrysler 820 da 8 CV a 6000 RPM, ridotti a 4700 RPM per circa 6,5 CV ciascuno, per un totale di 13 CV. Ogni motore aveva una trasmissione diretta a un’elica a due pale del diametro di 27 pollici in poliestere e fibra di vetro. Il 24 marzo 1967 Palmer registrò il trike presso la FAA come Palmer Parawing D-6, numero di serie 1A, numero di registrazione N7144.
Il secondo trike di Palmer, lo Skyhook (registrazione FAA N4411), aveva già la maggior parte delle caratteristiche di un ultraleggero moderno, tranne che utilizzava un motore da motoslitta monocilindrico. Era alimentato da un motore JLO L297 monocilindrico a due tempi da 17 hp a 5000 giri/min, azionato da un’elica composita progettata e costruita dallo stesso Palmer e azionata da un riduttore 2.1/1. Il motore aveva avviamento elettrico e il trike era provvisto di un carrello di atterraggio a molla in fibra di vetro composita. La costruzione della cellula era imbullonata in alluminio 6061-T6 e volò a circa 30 mph. Purtroppo rimase un pezzo unico, Palmer si dedicò agli Hovercraft e il progetto cadde nel dimenticatoio.
Nel frattempo la disponibilità commerciale del deltaplano di Dickenson – Moyes rese l’ala Rogallo molto popolare e spinse diversi costruttori durante gli anni ’70 a tentare la motorizzazione dei loro velivoli ad ala flessibile, ma a differenza di Barry Palmer – che posizionava il baricentro ben al di sotto della chiglia – i costruttori stavano montando il motore sull’ala, dove esisteva un sottile equilibrio: con l’applicazione di troppa potenza l’ala tendeva a sorpassasse il pilota, togliendo potenza questa diveniva insufficiente per il volo. Fu così che solo quando l’ingegnere francese Roland Magallon diede una lunga occhiata al “Motodelta ultraleggero” (un’ala ibrida Rogallo progettata da Jean-Marc Geiser dotata di una “fusoliera” e un timone) che Magallon decise di sostituire la “fusoliera” del Motodelta con una semplice pendolo a struttura tubolare senza timone.
Si pensa quindi che fu Magallon ad aver inventato il pendolare “triciclo” così come oggi lo conosciamo, perché è stato lui a commercializzarlo per primo. Chiamò la prima versione “Mosquito” e la commercializzò dall’ottobre 1979 al 1981. Il prototipo aveva volato con un motore McCulloch MC-101A di 125 cc, erogando 10 CV a 8000 giri/min a un’elica a trasmissione diretta con passo regolabile da terra. Successivamente lo offrì con un motore Solo 210 che produceva 15 CV (11 kW) a regimi molto inferiori.
Il “trike”, come divenne presto noto, divenne rapidamente popolare nel Regno Unito e in Francia, dove era in questa versione rinato. Il primo carrello pendolare (minimale per forza!) è quindi datato fine Ottobre 1979, con le prime prove che si svolsero su di un ex aeroporto militare abbandonato nella Normandia Francese.
Grazie a voi “ragazzi” (e all’evoluzione che nel frattempo hanno avuto le ali da volo libero), oggi noi possiamo divertirci nel basso dei cieli!
(Tratto in parte da “Deltafly – La storia del Deltaplano a motore”)