Se questo è normale

La distesa di ghiaia mi chiamava. Gironzolo da una mezzora sopra la distesa biancastra limitata da due lingue d’acqua e sono quasi arrabbiato con me stesso, mentre tengo ferma la barra, a domare piccole turbolenze, per non essere andato con gli amici a pescare. Passo lento sotto una grande nuvola che oscura un angolo del paesaggio, dove immagino loro con gli stivali alti nell’acqua, intenti a lanciare la passata nella corrente. La tentazione di virare e cercarli è forte mentre capisco che però non avrei il tempo per fare un altro giro attorno al bosco e spingerli oltre. Manca carburante, lo schienale trasparente del sedile parla chiaro: avrò meno di venti minuti ancora, poi dovrò trovarmi almeno sul cielo campo. Cento metri sotto di me ora c’è il campanile giallo e aguzzo che rintocca le sette e il suono delle campane arriva a fatica a ritmare il gracchìo del due tempi.

M8cLa distanza si riduce lentamente una volta che ho messo la prua verso casa, mentre gli occhi dell’abitudine cercano il ponte di ferro. Da quel punto ogni prato è casa, ogni strada sterrata mi ha visto atterrare, le colline all’orizzonte si mettono nella posizione di sempre e l’aria mi porta profumi di sempre, con la Lomellina che mi circonda e bacia l’Oltrepò. Dovrò a breve lasciare questo mio regno incantato anche oggi, come fosse il giro di giostra che finisce e delude il bambino che è in me.

Eppure in quell’angolo di fiume ci sarei tornato presto, mille volte da terrestre, per mangiare pane e salame, magari, oppure con le mie ali, atterrando davanti al bistrò.

Arrivo sul viadotto, viro e sono sotto a un cumulo di bel tempo che mi chiama, sento come se il seggiolino mi premesse, le ali traballano un attimo e l’aereo è risucchiato venti metri più in alto.

Non sarò mai un grande pilota, ma tanto mi basta per abbracciare la felicità, perdermi nei mille verdi e gialli, pelare la cima di un albero e scollinarlo fino a vedere il giallo dei fiori schizzare sotto di me, come pennellate astratte su una tela mai finita. Magia meravigliosa la mia, un privilegio oppure la sfida di un folle che tenta Dio.

La pista è vicina, gli amici del campo già davanti all’aperitivo, ma io viro dall’altra parte, spettino gli hangar, viro fino a fare un altro giro. No, non mi arrendo, tornerò terrestre quando lo vorrò. Ma poi mi arrendo, tolgo manetta al motore, il rumore si abbassa, punto la striscia d’erba, lo lascio scendere e senza pensare mi trovo venti centimetri da prato col ruotino un po’ alzato. Le ruote cominciano a girare e l’incantesimo di poco fa è già diventato memoria.

Fermo, mi slaccio, tolgo il casco e incontro lo sguardo di un amico. Ma ancora non ci sono, voglio ritornare nel mio angolo di cielo.

 

Sergio Barlocchetti “Fester”

(Groppino 1994,  I-4962 Multicolor)

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2 pensieri riguardo “Se questo è normale

  • Agosto 1, 2013 in 3:29 pm
    Permalink

    che il ” volo per tutti ” si sia affermato grazie a questa tipologia di mezzi è appurato è condiviso da tutti, ed oggi grazie a questi nuovi gioellini, frutto della tecnologia e dell’ingegno degli appassionati, il volo lo si torna a misure in Tempo passato in aria e non soltanto in Km percorsi…

    Risposta
  • Agosto 1, 2013 in 11:10 am
    Permalink

    No, non è normale.
    Se fossi un’altro andrei subito su Google, farei una ricerca su “scuole di volo VDS”, troverei quella più vicina e prenderei un appuntamento per sabato prossimo.
    Ma tanta gente ignora, conosce l’ultraleggero solo per i solerti servizi riguardanti gli incidenti sulla stampa locale.
    E se ne tiene alla larga.
    Mi spiace tanto per loro.

    Risposta

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