Corrado Gex, campi volo, aviosuperfici e misteri
Una delle mie attività di volo preferite inizia su Google Earth Pro. Appena ho un po’ di tempo comincio a cercare delle aree potenzialmente atterrabili col mio trespolo, possibilmente vicine a qualcosa di interessante: un bar, una collina panoramica, un paesello da visitare e così via. Poi con la funzione “Street View” mi posiziono sulla strada più vicina per dare un’occhiata a livello del terreno, così mi accerto della planarità del luogo e della eventuale presenza di pali e linee elettriche o telefoniche. Se tutto ok, misuro col “Righello” la lunghezza dell’ipotetica pista e controllo sulla carta aeronautica che non vi sia qualche limitazione. Tutto ok? Decollo e via a ispezionare dall’alto. Ci sono ostacoli imprevisti? Il prato è accettabilmente livellato? Buche e fossetti di scolo? Erba troppo alta? Tutto ok?
Bene, ho trovato una nuova “pista naturale”, oggi definita “area occasionale” (DPR 133) e tutto contento la aggiungo alla mia lista approdi da cazzeggio. Una bella fortuna, ma non è sempre stato così, tutto questo lo dobbiamo a una persona che non c’è più, Corrado Gex, personaggio interessante, appassionato pilota di montagna e, per certi versi, avvolto in un mistero.
La possibilità di usare aviosuperfici e campi volo come li conosciamo oggi è stato reso possibile nel 1968, quando è entrata in vigore la famosa legge conosciuta appunto con il suo nome, ma che ufficialmente ha titolo “Liberalizzazione dell’uso delle aree di atterraggio”. Eletto alla carica di Deputato nella IV Legislatura della Repubblica Italiana per la Valle d’Aosta nel 1963 è stato il fautore della liberalizzazione dell’uso delle aree di atterraggio con l’approvazione della Legge n° 518 del 2 Aprile 1968 (articolo unico):
“In deroga al disposto degli articoli 799 e 804 del codice della navigazione, la partenza e l’approdo di aeromobili, le cui particolari strutture tecniche non impongano in maniera esclusiva l’uso degli aeroporti, possono aver luogo in altre località idonee, dette aviosuperfici, ivi compresi ghiacciai, nevai e piste naturali.
Con decreto del Ministro per i trasporti e l’aviazione civile, di concerto con i Ministri interessati, sono fissate le modalità relative alla classificazione delle superfici, alle loro caratteristiche, nonché i requisiti per l’abilitazione dei piloti all’uso delle stesse.”
Chiunque vola per diletto dovrebbe accendergli un cero, perché è grazie alla sua legge che oggi possiamo contare sull’articolo 6 del DPR 133 “Uso delle aree per decollo ed atterraggio”:
“Il decollo, l’atterraggio ed il rimessaggio possono essere effettuati su qualsiasi area idonea, ivi comprese le aviosuperfici, le idrosuperfici e le elisuperfici certificate dall’ENAC, nonché su aree occasionali, secondo quanto previsto dalla vigente normativa, previo consenso dell’esercente dell’area o di chi può disporne l’uso, fatti salvi gli eventuali divieti disposti dalle competenti Autorità civili e militari.”
Corrado Gex nasce nel 1932 a Léverogne, frazione nel comune di Arvier (AO), figlio di Lucien Gex e Anita Coccoz, originaria di La Salle. Nel 1947 la famiglia si trasferì ad Aosta. Studente universitario a Torino, nel 1957 consegue la laurea in giurisprudenza con lode e decide di indulgere in una delle sue grandi passioni: la politica. All’età di 27 anni è eletto al primo Consiglio della Valle e subito nominato Assessore della Pubblica Istruzione, dove si distinse per il suo spirito innovativo.
Tra le altre cose, promosse la distribuzione gratuita di libri a tutti gli studenti delle scuole elementari e la fondazione dell’Istituto Professionale di studi regionali e federalisti. Si dimise nel 1963 per assumere la carica di deputato, rappresentante della Valle d’Aosta nel Parlamento italiano, dove fu eletto da una coalizione comprendente le forze della sinistra e l’Union Valdôtaine. Fu anche autore teatrale e valente sportivo.
Il suo grande amore per il volo in montagna lo portò purtroppo alla morte il 25 aprile 1966. Il suo Pilatus Porter si schiantò in località Arielle, in un’area boschiva del comune di Castelnuovo di Ceva (CN).
Qui comincia una strana storia, tanto che nel 2019 la Procura di Cuneo ha aperto una nuova inchiesta sull’accaduto culminata nel 2022 con la riesumazione dei resti. Quello che segue è un riassunto di quanto oggi si trova in documenti pubblici reperibili sul Web.
Secondo le indagini svolte nel tempo, quello in cui morirono Gex ed altre sette persone con lui nel Porter decollato da Albenga, fu un incidente causato dal maltempo. Ma una tesi diversa è sempre stata sostenuta dall’ex pilota e amico Igino Melotti, che vede nell’incidente del Pilatus Porter pilotato dall’astro della politica valdostana la conseguenza di un attentato ordito dai servizi segreti. Una tesi che affidò, ancora in tempi recenti, al libro “Corrado Gex fu ucciso”, pubblicato nel 2016 e che gli valse una condanna in primo e secondo grado quattro anni dopo (con confisca e distruzione delle copie in commercio del libro), per aver diffamato l’ex procuratore di Mondovì dal 2009 al 2013.
Quello strano volo fra le nubi come a cercare varchi, la paura del deputato-pilota che da tempo si sentiva controllato e seguito, la fretta dimostrata subito dopo la sciagura aerea di archiviare tutto, gli errori madornali sulle perizie tecniche, una mezz’ora di registrazione radio cancellata e infine la pressoché incredibile assenza di autopsia sulle otto vittime del disastro. Quanto basta per definire strano, se non misterioso, l’incidente del Pilatus Porter pilotato da Corrado Gex precipitato nel pomeriggio del 25 aprile 1966 sulle colline di Castelnuovo di Ceva nel Cuneese dopo il decollo dall’aeroporto di Albenga. Le prime due inchieste furono contraddittorie, un’altra è stata aperta dalla Procura di Mondovì nel 2009 dopo la pubblicazione del libro di Mary Pace in cui si ipotizzava l’assassinio di Gex nell’ambito dei servizi segreti. La Procura ha chiuso l’inchiesta, dopo aver sentito parecchie persone e commissionato una perizia tecnica. La conclusione: la sciagura fu provocata dall’inesperienza di Gex. Successivamente un cugino del deputato-pilota, Emilio Gex, chiede alla stessa Procura di Mondovì una nuova apertura del caso. Lo ha fatto attraverso l’avvocato Raffaella Zamboni di Vicoforte (Cuneo) che ha allegato alla lettera una memoria tecnica di Igino Melotti di Morgex, ex pilota, a contatto con i servizi segreti fin dalla fine degli Anni 50. Melotti è da sempre convinto che Gex e gli altri sette passeggeri di quel tragico volo non furono vittime di un incidente, ma di una strage ordita nell’ambito di un’operazione dei servizi segreti. L’avvocato Zamboni motiva così la richiesta di riapertura dell’inchiesta: «Si è rivolto al mio studio il signor Emilio Gex (cugino, ndr) il quale si sente molto amareggiato per la decisione della Procura di Mondovì di archiviare il caso attribuendo la responsabilità di tale sventura solo all’imperizia del pilota, senza tenere conto dell’abilità di Corrado Gex dimostrata in varie occasioni». Sia nel libro di Mary Pace, sia in quello di Igino Melotti, si parla di comunicazioni avvenute tra i coniugi Rinaldi prima, durante e dopo l’incidente, Rinaldi che in seguito vennero arrestati per spionaggio internazionale. Secondo quei documenti, la cui veridicità è impossibile da accertare, nell’areo di Gex fu liberato, con un congegno comandato via radio ideato dai servizi militari sovietici, del gas nervino che avvelenò Gex e i suoi passeggeri. «Solo così si spiega – ricorda Melotti – la caduta in picchiata del velivolo che volava a poche decine di metri dal suolo. Gex si accasciò contro la cloche». Fra le stranezze c’è anche la scomparsa di tutti i documenti del Pilatus e il non accertamento sulla sua proprietà, che pare non fosse dell’Aer Aosta, ma delle Officine Aeronavali di Venezia Lido che operavano soltanto su aerei adibiti al servizio di Stato. Per la Procura di Mondovì che ha appurato la reale proprietà il fatto «non è anomalo». Per Melotti, invece, dimostra che il Pilatus aveva un’attività «inerente i servizi segreti, mentre allora sia la Regione sia i responsabili dell’Aer Aosta attribuirono la proprietà a Corrado Gex». I documenti dell’epoca della società di volo aostana parlano sempre di aereo di proprietà, mentre l’Enac (Ente dell’aviazione civile) il 16 settembre del 2009 scrive al procuratore di Mondovì: «Immatricolato nel luglio 1965 di proprietà della Società Officine Aeronavali; dal 18 marzo 1966 esercente dell’aeromobile risultava essere l’Aero Club Valle d’Aosta». Quell’aereo – secondo Melotti – era stato impiegato dalla struttura paramilitare segreta Gladio per trasportare i «gladiatori da Alghero alla base di addestramento di Marangiu». Le Officine Aeronavali avevano – sempre secondo Melotti – «mascherato la livrea del Pilauts con quella dell’Aer Aosta». Il perito incaricato dalla Procura di Mondovì non ha accertato tracce di gas nervino sul timone di coda ritrovato sulle colline di Ceva. Per Melotti «soldi sprecati, dopo oltre 40 anni che cosa si poteva trovare». L’unica possibilità di verificare l’avvelenamento sarebbe riesumare i resti delle vittime e sottoporli a accurate analisi. Altra stranezza: l’allora presidente della Regione Severino Caveri fu informato con una telefonata alle 19.00 della morte di Gex e di tutti i passeggeri. I carabinieri lo accertarono soltanto alle 19.40.
Probabilmente per chiarire definitivamente questa ingarbugliata matassa, su ordine della procura di Cuneo, nel 2021 sono stati riesumati i resti di Corrado Gex e affidati alla Professoressa Cristina Cattaneo, docente universitaria di Medicina legale a Milano. I risultati di queste indagini dovevano essere resi noti nell’ottobre 2022, ma ad oggi non si trovano tracce in documenti pubblicamente consultabili.
PS: le altre vittime dell’incidente furono Edy Tillot, Giuseppe Chiavenuto, Giuseppe Andorno, la figlia Wilma, Maruska Zagari, Plinio Maglione e Marie Coudre.
http://www.pc-6.com/history/537.htm